mercoledì 30 maggio 2012

Se Grillo segue le orme di Blair

Oggi è quanto mai attuale l'allarme che il politologo Ralf Dahrendorf lanciava nel 2006: «i cittadini contano sempre meno nelle decisioni dei parlamenti e dei governi. Le persone non hanno fiducia nei rappresentanti politici, tuttavia si rassegnano nell’indifferenza e questa via prepara derive autoritarie».

Su quest'ultimo pensiero il catastrofismo del politologo, a mio avviso, non è condivisibile (deriva autoritaria evoca nell'immaginario collettivo dittatori e colonnelli…), ma nell'insieme la sua riflessione è interessante sopratutto quando descrive il processo politico nel Regno Unito di Blair.

Secondo Dahrendorf le campagna elettorali condotte da Tony Blair «sono state l’espressione di ciò che potremmo definire l’anti-politica». Blair «è un leader che evita le istituzioni politiche, come partito e parlamento, e si rivolge direttamente alla gente, o, meglio ancora, a focus group scelti come campioni rappresentativi della popolazione. Il primo atto di Tony Blair, all’epoca del suo primo mandato - ricorda il politologo - è stato infatti quello di ridurre i giorni dedicati alle interrogazioni parlamentari da due a uno - atto simbolico ma significativo».

Lui la chiama anti-politica, ma forse andrebbe meglio definita come forma di politica alternativa. Per carità, nessun parallelismo tra Grillo e Blair, ma qualcosa in comune pare proprio che ci sia.

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