giovedì 3 ottobre 2013

La piazza reale (Montecitorio) e il palazzo surreale (Madama)

Mercoledì 2 ottobre, centro storico di Roma, ore 11. Palazzo Madama: decine di giornalisti e senatori eccitati entrano ed escono dal portone di ingresso. Decine di auto blu lucide sono parcheggiate in doppia fila su Corso Rinascimento (la strada che si affaccia sul palazzo). All'interno di Madama ci sono i Letta e i Berlusconi, i falchi e le colombe, i renziani e gli anti renziani, i grillini e gli autonomisti che si snervano per far cadere o meno il governo. Giocano con i pallottolieri, si riuniscono nelle segrete stanze, architettano strategie su strategie per fregarsi tra loro.

Mercoledì 2 ottobre, centro storico di Roma, ore 11. Piazza Montecitorio: decine di persone che urlano e protestano. Decine di bandiere dei sindacati di categoria. Sono i precari degli enti di ricerca. Istat, Enea, Cnr, Università, Ingv, ecc... Gente che nella loro vita forse non vedrà mai una stabilizzazione dei contratti. C'è chi l'attende finanche da 10-12 anni. Qui a piazza Montecitorio si ascoltano storie assurde. La spending review di Monti del 2012 è stata la mazzata finale. Si sono voluti colpire gli sprechi in questi enti e alla fine a pagarne le conseguenze sono stati i lavoratori. «Ci sono meno fondi, ora è più complicata la stabilizzazione», questo è il ritornello che ripetono i capi, funzionari da stipendi lordi che mediamente si aggirano sui 40-50mila euro annui.

Il clima in questa piazza, la piazza reale, è teso. I precari sono sul piede di guerra e si va verso lo sciopero del comparto come primo atto di protesta. Ma di quello che accadeva a Montecitorio poco fregava. Non si è vista ombra di parlamentare, neppure per facciata, che si avvicinasse ai precari della ricerca. Forse erano tutti concentrati a vedere cosa accadeva nel palazzo surreale. E non c'erano neppure i colleghi giornalisti, avvolti anche loro dal fascino di Palazzo Madama...

@gedegue

martedì 1 ottobre 2013

Nunzia De Girolamo (Pdl) e Francesco Boccia (Pd), una coppia tutt'altro che strana

Riparte la caccia alle situazioni più antipolitiche che si registrano nella nostra italietta. Una di questa è rappresentata dalla coppia Nunzia De Girolamo, ministro dimissionario, e Francesco Boccia, braccio destro di Enrico Letta. Quando penso a loro, a me vien da ridere. Ma non rido di loro, rido per come vengono trattati da certa stampa. La Rai spesso li intervista manco fossero oracoli di Delfi forti di un pensiero lungo e autorevole nei rispettivi partiti.

E qui che il mio sorriso inizia a dilatarsi. Ma chi, uomo o donna di buona volontà, può mai prendere sul serio le loro dichiarazioni? Suvvia, sono marito e moglie. Vivono insieme, mangiano insieme, dormono insieme. Vuoi che non concordino il da farsi? La loro è una carriera politica parallela. Amano frequentare i salotti buoni come quello di "Vedrò", l'associazione di Letta, amano far passare il messaggio che sono persone equilibrate e sensibili, moderate e attente al paese. Politichese allo stato puro. Roba passata, trita e ritrita.

Personalmente, però, li giustifico. Sono stati ammessi in ottime posizioni nei listini da Pd e Pdl. Sono stati eletti dagli italiani e giustamente hanno conquistato il seggio parlamentare. Ricoprono incarichi importanti anche a livello istituzionale. Dunque, chapeau Nunzia, chapeau Francesco. L'intelletto e la scaltrezza di certo non vi mancano.

Ps: Ora, al termine di questa breve riflessione, secondo voi De Girolamo è in dissenso con la linea del Cav e quindi non vuol far cadere Letta: a) per senso di responsabilità nei confronti del Paese; b) perchè è la moglie di Boccia? A VOI L'ARDUA SENTENZA...

@gedegue

lunedì 1 luglio 2013

Il "dream team" che ha suicidato il Partito Democratico

La guerra intestina in atto nel Partito Democratico è il simbolo del vuoto ideale che sta caratterizzando la fase discendente della politica italiana. Da partito di belle speranze e di alternativa al berlusconismo, il Pd si va sfarinando di giorno in giorno tra giochi di potere ed equilibri faticosi tra le innumerevoli correnti. Gli artefici di questo vero e proprio "disastro antipolitico" hanno nomi e cognomi ben precisi nel ritratto che fa di loro Alessandro Gilioli, caporedattore de L'Espresso, nel suo ultimo libro dal titolo "Chi ha suicidato il Pd".

I 10 componenti del "dream team" della catastrofe sono Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Massimo D'Alema, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Enrico Letta, Luigi Lusi, Franco Marini e Walter Veltroni. Gente che, nell'arco della loro carriera politica, ha collezionato nei palazzi ben 56 incarichi, sommando quelli istituzionali a quelli partitici, tutti riportati in calce ad ogni ritratto-capitolo del libro.

Un'analisi lucida, scientifica e molto severa che evidenzia errori banali e finanche stupidi, paradossi clamorosi ed evidenti, cattiverie pubbliche e temperamenti poco inclini alla convivenza con i propri elettori. Ma sopratutto il prevalere di personalismi rispetto all'interesse del partito, del Paese e della Cosa Pubblica.

Gilioli racconta i retroscena dell'innumerevole serie di "pastrocchi" combinati da Bersani, dinanzi ai quali non si sa se ridere o piangere; svela le origini del nervosismo crescente della Bindi fino alle dimissioni dalla presidenza del partito; smonta la presunta "intellighenzia" politica di D'Alema originata dalla sua abile propensione all'inciucio ("manovre di corridoio ben riuscite").

Fanno riflettere, prima che sorridere, le perifrasi con cui il giornalista definisce Letta: "Un democristiano nel midollo ma con abiti nuovi e giovanili"; uno che si presenta "come un papa Francesco", ma si sa muovere "come un vescovo Marcinkus". Nel capitolo finale dedicato a Veltroni, infine, fuoriesce il senso di cosa sia il Pd : "Bisognerebbe rileggerlo oggi il discorso del Lingotto - scrive Gilioli - perchè al netto della retorica si vede facilmente quanto l'idea di mescolare l'acqua calda con l'acqua fredda, produca, appunto, soltanto acqua tiepida".

mercoledì 26 giugno 2013

Cosa hanno in comune Berlusconi, Zaccagnini e Josefa Idem

C'è una cosa che accomuna Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio e leader del Pdl, Adriano Zaccagnini, giovane parlamentare ex Movimento Cinque Stelle, e Josefa Idem, area Pd, ministro dimissionario: è il concetto di antipolitica, intesa come comportamento che NON si muove nell'interesse della cosa pubblica e quindi dei cittadini.

Berlusconi è stato duramente condannato dalla Procura di Milano. Non entro nel merito del provvedimento, ma al di là dell'accanimento o meno dei giudici, aveva il dovere morale di dimettersi da ogni incarico di tipo istituzionale, considerata la gravità del verdetto a suo carico. Magari la Corte d'Appello o la Cassazione lo ribalteranno, ma intanto il Cav avrebbe dovuto compiere un gesto di alto profilo politico che sarebbe stato apprezzato da gran parte dell'opinione pubblica. Invece la sensazione che si ha è che Berlusconi non si smuoverà dai suoi incarichi neppure sotto tortura. Non è questa una forma di antipolitica?

Zaccagnini si è aggiunto alla lista dei parlamentari dimissionari di M5S, spiegando che l'aria nel Movimento è pesantissima. Se la denuncia di Zaccagnini fosse vera, sarebbe di una gravità inaudita. Non sarebbe questa una grave forma di antipolitica? 
Se però Zaccagnini dice una cosa non vera e la accentua per ripicca personale, perchè magari non ha incassato l'incarico che sperava, allora sarebbe un atto addirittura peggiore del presunto partito-dittatura che denuncia. E sopratutto sarebbe un altrettanto grave forma di antipolitica.

Infine la Idem. Grande campionessa sportiva, esaltante e stoica canoista, si getta in politica, area Partito Democratico. e si impantana con la storia dell'Imu non pagata/pagata. In conferenza stampa si mostra arrogante e piena di sè, poi è costretta all'inevitabile marcia indietro chiesta dal premier Enrico Letta. Potremmo dire che Josefa ha rimediato in zona Cesarini... ma per diverse ore è stata un pessimo esempio di personaggio politico attaccato alla poltrona. Non è questa un'altra forma di antipolitica?

NB: Questi sono tutti episodi sintomatici dell'astensionismo record. La gente non è stupida, anzi...

sabato 15 giugno 2013

I 10 peggiori errori del Movimento Cinque Stelle da febbraio ad oggi

I 10 peggiori errori che stanno trasformando il Movimento Cinque Stelle da novità della politica italiana a fenomeno dell'antipolitica da Prima Repubblica.

1° - La guerra tra i parlamentari. Il caso Adele Gambaro è la punta dell'iceberg. Ci sono troppi galli nel pollaio
2° - La scarsa presenza televisiva: l'opinione pubblica si forma un'idea essenzialmente attraverso Rai e Mediaset
3° - Lo scontro troppo duro con la stampa: un errore piuttosto banale. I giornalisti sono permalosissimi
4° - I capigruppo dei primi tre mesi: Vito Crimi e Roberta Lombardi si sono segnalati per gaffes anche volgari
5° - Le isterie di Beppe Grillo contro chi non rispetta la sua linea politico-istituzionale
6° - Il mancato accordo con il Pd per governare e adottare scelte radicali per cambiare il Paese
7° - Le primarie online mal pubblicizzate: pochi i votanti sopratutto delle Quirinarie
 - Lo scontro con Milena Gabanelli: toni esasperati sul web, mentre bastava smentirla in maniera elegante
- I finti follower o seguaci che innalzano gli account di Beppe Grillo a numeri stellari non reali
10° - Sulla diaria trattative ad oltranza. La questione andava risolta in mezza giornata.
                                                                                                                                               @gedegue

mercoledì 12 giugno 2013

Finita la scuola, finite le elezioni, è tempo di voti

In queste ultime settimane sta trionfando il groviglio di antipolitica. Nei partiti e fuori da essi aumentano le meschinità e i giochi di potere mentre l'Italia va a rotoli e il Governo Letta viaggia a 20 km/h.

Pd: voto 5,5. Dopo la debaclè delle politiche si riscatta alle amministrative dove vince perchè va poca gente a votare e tradizionalmente i militanti di sinistra costituiscono lo zoccolo duro di ogni competizione elettorale. Ma dentro il partito è guerra senza fine tra correnti. Le correnti sono l'emblema dell'antipolitica, perchè in un partito come il Pd non si potrà mai ragionare nell'interesse del Paese: regnano i personalismi. Punto.

Silvio Berlusconi: voto 5. Il Pdl è lui, lui è il Pdl. L'equazione non torna: quando Berlusconi avrà 90 anni, cosa sarà del Pdl? Il partito alle amministrative si è liquefatto. E non si capisce che fine abbia fatto il suo segretario vicepremier. E' questo il modo di guidare un partito che dal Cav viene indicato come unica ancora di salvezza per l'Italia? Questa è un modo di far politica o antipolitica?

Beppe Grillo: voto 5. Ultimamente è isterico. Comprensibile che si arrabbi con i "galli" del Movimento Cinque Stelle che non sarebbero mai esistiti senza la sua spinta elettorale. Ma a volte esagera. Ha bisogno di una camomilla e di capire cosa non funziona nel Movimento.

Movimento Cinque Stelle: voto 4,5. Se si continua di questo passo sarà davvero etichettato come la peggiore forma di antipolitica. La discussione dialettica interna è diventata guerra intestina. Chi si trasferisce nel gruppo misto, chi si scaglia pubblicamente contro Grillo, chi mugugna dietro le quinte per spaccare e farsi la corrente di fedelissimi. Tutta roba da partiti di Prima Repubblica. Per favore, si cambi testa, altrimenti si perderanno fans anche tra i fedelissimi dei meet up.

Il Centro: np. Non pervenuto. E Monti dove è finito? Boh. Chi li capisce...

QUESTE PAGELLE UN PO' SPIEGANO PERCHE' META' PAESE NON E' ANDATO A VOTARE PER I SINDACI. O NO?


 

giovedì 30 maggio 2013

Rodotà ha in parte ragione. Un partito sul web vale al massimo il 7-10%

L'hanno fatta entrambi troppo drastica. Sul Corriere della Sera Stefano Rodotà ha usato toni a tratti eccessivi nei confronti della performance del Movimento Cinque Stelle alle scorse amministrative. L'intervista trasmetteva al lettore messaggi velenosi più che realistici. Su una cosa, però, concordo in pieno con Rodotà: un partito non può "campare di web". La base grillina nata con i meet-up e cresciuta su blog, forum e social network si è dilatata nel corso del tempo. Se nel 2009 valeva 1-2%, nel 2012 valeva il 3-5%, ora il 5-7%. E' lo zoccolo duro del movimento. Potrà ancora crescere, certo. Ma quanto? Non più di qualche altro punto percentuale.

Il resto sono elettori volatili. Sono quelli che hanno fatto alzare l'asticella al 25% alle ultime politiche. Sono quel blocco che ha spinto Pizzarotti al ballottaggio. Gente che vota Grillo per ripicca nei confronti del Sistema Italia Malato.
Oggi sono con Grillo, domani, se non gli sta più a genio, magari tornano con Berlusconi, volano nel Pd o non vanno più a votare.

Il Movimento Cinque Stelle non può pensare di decollare secondo gli umori di questo blocco di italiani scocciati, indecisi e sopratutto volatili. In questo modo si autocondannerebbe a fare a vita l'opposizione (come spiegò Marco Travaglio in una sua riflessione qualche mese fa).

Ah dimenticavo. Ho spiegato perchè Rodotà, a mio avviso, ha esagerato. Aggiungo ora che Grillo sarò rimasto pure parecchio amareggiato dall'intervista ma "ottaugenario miracolato"...beh...mi sembra piuttosto eccessivo e ingeneroso.

@GeDeGue

venerdì 24 maggio 2013

Perchè Grillo deve ringraziare Gabanelli e L'Unità

Si va per attaccare la strategia mediatica di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e alla fine, come un boomerang, gli si fa un bel favore. Accade in Italia, dove ormai la stampa è sempre più ossessionata dal Movimento Cinque Stelle (che ha sostituito l'onnipresenza su quotidiani e tv di Silvio Berlusconi). Ma se si vuol mettere in difficoltà Grillo, non si potrebbe inventare qualcosa di più giornalistico, anzicchè non-notizie?

Ci ha provato prima Milena Gabanelli con il dossier sui guadagni del blog. Comunicato dello staff di Grillo in replica al dossier di Report: «Nel 2012 i costi erano diventati insostenibili e fu inserita per questo, verso metà anno, la pubblicità, ma non per tutte le categorie, per evitare di chiuderlo. Nel 2011 CA», sigla che viene usata per indicare la Casaleggio Associati, «ha chiuso in passivo di 57.800 euro con un fatturato di circa 1.400.000 euro. Le perdite del blog sono state sempre coperte da CA. I bilanci di CA depositati alla Camera di Commercio di Milano sono peraltro disponibili a qualunque giornalista interessato ai suoi mirabolanti guadagni».

RISULTATO: Gabanelli si è quasi scusata
. (http://www.repubblica.it/politica/2013/05/21/news/milena_gabanelli_intervista-59266016/)

Da l'Unità: «All'epoca del web 2.0, sottolinea il quotidiano, si farebbe un errore a considerare la strategia mediatica di Grillo limitata solo a Internet. Si deve, piuttosto, parlare di una "fabbrica del consenso" che ha l'appoggio fondamentale anche di stampa e tv. Non tutte, naturalmente, ma di due braccia armate e potentissime: da un lato Michele Santoro e il suo Servizio Pubblico, dall'altra il Fatto Quotidiano e Marco Travaglio in prima fila».

RISULTATO: se è una critica...è fatta malissimo, piuttosto ne esce fuori l'immagine di uno stratega della comunicazione che ha condotto un'abile operazione mediatica per conquistare consenso.  Complimenti.

@GeDeGue

martedì 14 maggio 2013

Follower inventati, la guerra tra Grillo e L'Unità

L'Unità ha pubblicato la classifica dei profili su twitter con il maggior numero di fake, ovvero di follower finti, che seguono i personaggi politici sulla cresta dell'onda.

Nella classifica spicca al primo posto il profilo di Beppe Grillo con il 53% di fake e solo 171.000 utenti attivi su 1.222.000 follower complessivi. Al secondo posto il Movimento Cinque Stelle con il 48% di fake e solo 31.000 utenti attivi su 182.000 follower complessivi. In sequenza poi figurano il profilo di Antonio Di Pietro e Matteo Renzi che si dividono con il 47% di fake il terzo posto.

Che Gianroberto Casaleggio e la sua agenzia lavorassero molto bene sulla comunicazione attraverso i social media era cosa nota. Che fossero così tanti gli utenti "finti" al seguito del profilo twitter di Beppe Grillo, lo era un pò meno.

Ma c'è un'ambiguità: L'Unità, che dedica una pagina al servizio, non specifica nell'articolo di Michele di Salvo, in che modo è stato condotto lo studio, e sopratutto non è ben chiaro da chi è stato commissariato. Beppe Grillo replicherà, numeri alla mano?

PS: la storia della diaria è finita come è logico che fosse, con una decisione in assemblea e la fine delle tante confusioni che avevo creato il sondaggio sul web diffuso da La Repubblica

@GeDeGue

mercoledì 8 maggio 2013

Diaria si, diaria no? Meglio un'assemblea che il sondaggio in Rete

Diaria si, diaria no. Il sondaggio sul tenere o meno una parte dei rimborsi elettorali finisce sul web e scatena una marea di polemiche. I parlamentari del Movimento Cinque Stelle si giustificano dicendo che l'unanimità su ogni argomento di discussione è pressochè impossibile poichè a dibattere sono 150 persone con altrettante teste.

Tutto legittimo. Ma due riflessioni vanno fatte. 1) la fedeltà alle indicazioni programmatiche, pubblicate sempre sul web dal movimento, non va disattesa se si vuol pensare ad un modo diverso di fare politica. In caso contrario si sfocia nella demagogia e nella più comune forma di antipolitica dove si promette ma non si mantiene. 2) il web si sta rivelando sempre più un'arma a doppio taglio per i grillini: sondaggi on line e streaming sono potenziali mezzi di democrazia digitale ma vanno utilizzati con le molle. Magari per il quesito "diaria si, diaria no", sarebbe stato più opportuno discuterne in assemblea e votare a maggioranza, magari per alzata di mano, l'ordine del giorno.

Si sarebbero risparmiati veleni e provocazioni mediatiche.

ANTIPOLITICA /2 - Il sindaco di una cittadina in provincia di Salerno, Battipaglia, avrebbe appaltato lavori ad una ditta gestita dai casalesi. Appalti per milioni di euro smascherati da un'indagine dell'Antimafia. Quel sindaco, ex Pd, ora Udc, aveva ricevuto il 55% dei voti dei suoi concittadini. Per accaparrarsi il consenso della gente in campagna elettorale aveva battagliato su trasparenza e lotta alla criminalità. Antipolitica allo stato puro.

venerdì 3 maggio 2013

Minacciare Boldrini e spiare i Grillini: l'anarchia digitale va condannata

Due episodi gravi avvenuti in questi giorni non sono stati condannati con lo stesso metro di giudizio da buona parte della stampa: le minacce al Presidente della Camera Laura Boldrini e la violazione della privacy alle mail dei parlamentari del Movimento Cinque Stelle. 

Sono due fatti che hanno un comune denominatore: sul web si gioca sporco e basta essere degli esperti di informatica o dei discreti hacker per entrare a gamba tesa nella vita di personaggi pubblici e provare a condizionarla.

Non è questa la sede per discutere su quali norme siano necessari per regolamentare la Rete, ma un'osservazione va fatta. O meglio va posta una domanda: è giusto far partire campagne di solidarietà per il Presidente della Camera e dare timidamente la notizia per i Parlamentari grillini? Dal mio punto di vista di fronte all'anarchia digitale non ci possono essere figli e figliastri (neppure se sono figliastri di Beppe Grillo).

sabato 27 aprile 2013

Se lo streaming diventa un'arma a doppio taglio

Trasmettere in streaming le riunioni politiche è sintomo di trasparenza, lealtà nei confronti dei propri elettori, correttezza mediatica, innovazione multimediale. Il Movimento Cinque Stelle sta sperimentando questo format con particolare attenzione. Prima con Pier Luigi Bersani, poi con Enrico Letta si è assistito a dei match appassionanti come quelli tra pugili che si sfidano sui ring. 

Ma è sempre utile trasmettere in streaming gli incontri politici? Gli analisti si sono divertiti ad analizzare i botta e risposta tra grillini e Bersani/Letta facendo prevalere la "vittoria" del Cinque Stelle nel primo caso, di Letta nel secondo. A prescindere dall'esito del "match", il rischio in questi casi è che i media bastonino il presunto sconfitto. Basti pensare alla messa in croce subita da Bersani su Rai, Mediaset, Corsera, ecc.. , o alla esaltazione generale per come Letta abbia gestito il faccia a faccia con i grillini osannata sulle medesime testate (che poi sono quelle più viste e lette). 

In entrambi i casi l'obiettivo è chiarissimo: macchiare l'immagine, togliere consensi, sbeffeggiare chi ha incassato il colpo. Ecco perchè lo streaming è sconsigliabile sopratutto se il confronto avviene tra forze opposte. La lettura che ne viene fuori può diventare mediaticamente un'arma a doppio taglio per gli "sconfitti".

ANTIPOLITICA /1 − 40 indagati in Basilicata per la storia dei rimborsi elettorali. Il consiglio regionale è sotto scacco. Se la magistratura accertasse realmente le violazioni, attesterebbe la presenza di una spregiudicata antipolitica tra i politici di tutti i partiti presenti in Regione Basilicata.

sabato 20 aprile 2013

A Montecitorio, nell'inferno dell'antipolitica

L'Inferno di Dante Alighieri
Non c'è peggiore antipolitica che quella ammirata in questi ultimi giorni. Altro che lavorare nell'interesse del Paese. Per l'elezione del Presidente della Repubblica si è assistito alla peggiore delle irresponsabilità del ceto "politico" italiano. Le faide interne e i problemi personali affossano accordi e intese di qualsiasi genere. Ognuno pensa ai fatti propri.
E così la presunta "politica" è esplosa nella sua forma di PERSONALIZZAZIONE PERVERSA E PERICOLOSA.

Solo voglia di distruggere, adoperando anche il web. Si è rispolverata on line una vecchia polemica tra Beppe Grillo e Stefano Rodotà pensando di scalfire l'unità del Movimento Cinque Stelle sul nome del costituzionalista. Che bassezza. Rodotà è una scelta, punto. Apprezzabile o meno, ma resta sempre la scelta di una forza politica presente in Parlamento, una scelta di rottura con i nomi "politici" che sono circolati.

Una volta che la stupida polemica Grillo-Rodotà è sfumata come prevedibile, i colpi bassi si sono trasferiti dal web all'aula di Montecitorio. Franchi tiratori, traditori, falsi amici, ipocriti: tutti concentrati lì in quei banchi. Sembra un GIRONE DELL'INFERNO DI DANTE, invece è il Parlamento della Repubblica Italiana.

Non avete intenzione di votare Rodotà? Ok, almeno convergete con responsabilità su un buon nome. Manco a parlarne…guerriglie laceranti e interessi personali tengono clamorosamente in ostaggio il Paese. E mentre loro litigano su tutto, un altro uomo in Calabria si è suicidato. Aveva problemi economici, ha preferito darsi fuoco anziché assistere allo show della più becera antipolitica sugli schermi della tv.

venerdì 12 aprile 2013

I limiti della Rete e le Quirinarie

Votare il candidato alla Presidenza della Repubblica attraverso una consultazione on line è un sondaggio utile a percepire gli umori della base nel Movimento Cinque Stelle, ma nulla di più.

A parte i disagi tecnici (erano preventivabili) il limite della Rete è parso evidente: su 8 milioni di persone che hanno sostenuto il Movimento di Beppe Grillo, quanti hanno partecipato alla consultazione? Una percentuale irrisoria e di certo non indicativa al punto da sfornare una rosa di nomi da spendere per il Quirinale.

La figura adatta a guidare la Presidenza della Repubblica va concertata e ragionata in maniera più larga, in un dibattito in cui sono coinvolte tutte le forze politiche. I nomi fuoriusciti dalle Quirinarie diventerebbero quanto meno più indicativi e autorevoli se portati all'attenzione di un tavolo a cui sono presenti tutte le forze rappresentative in Parlamento che secondo la Costituzione avranno il dovere di votarlo. Altrimenti quei nominativi non avranno mai peso e forza e resteranno il risultato di un esperimento che non ha peso specifico.

domenica 24 marzo 2013

Merda digitale? La Rete funziona così!


«Da mesi orde di trolls, di fake, di multinick scrivono con regolarità dai due ai tremila commenti al giorno sul blog. Qualcuno evidentemente li paga per spammare dalla mattina alla sera. Questi schizzi di merda digitali si possono suddividere in alcune grandi categorie». Lo scrive Beppe Grillo. E io mi chiedo: dove è la novità? Due esempi. Quanti dei 22 milioni profili facebook in Italia sono veri e quanti non lo sono? Quanti scrivono commenti poco edificanti su twitter nei confronti del Pontefice con nick "fantasma"? 

Purtroppo il fake è uno dei grossi limiti della Rete, semplicemente questo. E la base del Movimento Cinque Stelle, nata su blog e social, sa bene che prima o poi la contro offensiva telematica poteva colpire anche loro. 

Grillo si arrabbia, ma la ricetta non c'è. Deve accettare, senza incazzarsi, che ci sia il commento negativo; che ci sia il "doppione" di Gianroberto Casaleggio; che il blog o i profili social possano contenere messaggi "forti" e anti Cinque Stelle. La Rete funziona così, anche perchè quella stessa Rete, in altri tempi, ha costruito una parte del successo del suo Movimento.

PS: Fake, intrusi, spam si possono evitare, adottando una tecnica capillare di censura digitale. Ma a quel punto blog e social non avrebbero più motivo di esistere.

domenica 17 marzo 2013

Gestire i senatori con la (sola) forza della Rete

Beppe Grillo sta capendo in queste ore (anche se lo aveva ampiamente preventivato) quanto sia difficile gestire un gruppo parlamentare solo attraverso la Rete. Anche le reazioni odierne dei senatori del Movimento Cinque Stelle, che in qualche modo provano a giustificare la divisione di ieri a Palazzo Madama, evidenziano questo limite della Democrazia Digitale.

La Rete resta un ottimo luogo di confronto e di scambio libero di idee. Un ottimo luogo dove far fuoriuscire retroscena sui vizi della casta e gli sprechi della Pubblica Amministrazione. Ma ai blog e ai social network bisogna necessariamente ancorare "sostanza", concretezza. La prima volta del Movimento Cinque Stelle in Parlamento servirà anche a capire fin dove si può spingere una forza nata e cresciuta esclusivamente sul web.

Dal mio punto di vista se i leader carismatici Grillo e Casaleggio fossero stati presenti a tutte le riunioni e pre-riunioni dei parlamentari del Cinque Stelle, ieri ci sarebbero stati molti meno franchi tiratori o addirittura nessuno dei senatori avrebbe violato il patto interno. 

Va detto anche che in politica i franchi tiratori sono sempre esistiti, ma il Movimento Cinque Stelle non è andato in Parlamento per cambiare le abitudini della vecchie politica?

mercoledì 13 marzo 2013

Cercasi (sul web) assistenti parlamentari

Una novità che i grillini hanno pianificato in questo scorcio inaugurale della legislatura è la ricerca degli assistenti parlamentari esclusivamente attraverso la rete. Si inviano i curriculum all'indirizzo ufficiale del Movimento Cinque Stelle e si valutano i migliori professionisti che entreranno, così, in Parlamento accanto ai neo deputati e senatori.

Sinora il metodo adottato da tutti gli altri esponenti della politica era il seguente: ingresso a Camera e Senato per piazzare l'amico "di", il parente "di", il conoscente del fratello "di", ecc... La svolta del Cinque Stelle apre le porte al processo opposto: trasparenza e meritocrazia (almeno in teoria).

Continuo a chiedermi: perchè i partiti tradizionali non capiscono ancora che la loro rotta è completamente sbagliata. Piazzare i propri "cari" con i soliti sistemi, significa alimentare lo sdegno del popolo della rete e non solo, perchè tanto, prima o poi, le verità vengono a galla. E sarà internet a certificarle. In un Paese già frustrato dalla disoccupazione e dalla recessione, l'esempio del Cinque Stelle è un'isola felice che drena consensi e segna una svolta.

venerdì 8 marzo 2013

Grillini al vertice tra web e social media


"La terza ondata del voto grillino" era il titolo di un'interessante analisi pubblicato ieri su La Repubblica che spiegava come il Movimento Cinque Stelle ha man mano conquistato gli elettori. Un'analisi impeccabile, per carità, dal punto di vista numerico, ma che non cita mai la parola "web", "blog", "social network". Come se l'avvento del digitale non contasse nulla per l'exploit del Cinque Stelle. La base del movimento proviene dal web, è cresciuta su internet, si è stancata della vecchia politica leggendo web articles e commentandoli su blog e social media. Dove non erano arrivati i partiti tradizionali è arrivato il Movimento Cinque Stelle.

Dunque, c'è un grosso limite in quell'analisi. Lo stesso limite che fino a due mesi fa si incrociava sulla gran parte dei mezzi di comunicazione. Si definiva Grillo come sinonimo di antipolitica. Ora non lo si fa più perché il Movimento Cinque Stelle lo hanno compreso tutti: è qualcosa di diverso, è un fenomeno che va esaminato senza preconcetti.

Le parole, si sa, col tempo possono subire modificazioni del significato in ragione del mutare delle condizioni storiche, politiche e sociali.Un termine, cioè, cambia il significato, ad esempio, a causa dell’affermarsi di una corrente di pensiero o di una ideologia o addirittura della nascita di una nuova ‘moda’.

In questo blog scopriremo cosa è l'antipolitica in Italia nell'epoca del web 2.0 e 3.0. 

lunedì 4 marzo 2013

Coerenza o riforme con Pd e Pdl? Il dilemma grillino


Il Movimento Cinque Stelle fara' alleanze? Non si parla d'altro sulla stampa nazionale. Per una questione di coerenza il movimento non dovrebbe allearsi con i democratici, nè con altri partiti. Non a caso Grillo lo ha ribadito ufficialmente. Sa bene che fare il contrario significa scontentare la gran parte della "base" che vuol andare avanti in un progetto con la vocazione maggioritaria.

Però c'è anche un'altra fetta di elettori del Movimento Cinque Stelle che proviene dal cosiddetto "voto di protesta". Cioè un voto non radicato nei meandri del web, un voto che è al di fuori dalla "pancia" del Movimento. Quella gente ha votato il progetto di Grillo perchè spera che sotto la spinta grillina il Pil dell'Italia torni a crescere il più rapidamente possibile e la disoccupazione inverta la rotta già quest'anno.

Ma se il 2013 sarà un anno di stallo (con un Parlamento inattivo) e gli indicatori economici peggioreranno, la crisi morderà sempre di più. E il dubbio sorge spontaneo: quegli elettori "scocciati" catturati ora da Grillo torneranno a votare Cinque Stelle anche nel 2014?

martedì 26 febbraio 2013

La vera ANTIPOLITICA e il boom di GRILLO

Ho aspettato la tornata elettorale per riscrivere, dopo 7 mesi, su questo blog. Diario Antipolitico nasceva nel 2012 per lanciare un messaggio agli altri colleghi giornalisti e agli utenti delle comunità di internet e dei social network: pensare che ANTIPOLITICA fosse la parola con cui etichettare il MOVIMENTO CINQUE STELLE era un clamoroso errore di valutazione e così è stato.

La parola ANTIPOLITICA oggi è frutto di una evoluzione semantica e definisce quella cattiva politica che porta disaffezione tra la gente e voglia di cambiare. ANTIPOLITICA si può associare alle manovre dei Lusi, dei Fiorito, o dei consiglieri regionali della Lombardia che speculano sui rimborsi elettorali pagati con i soldi dei cittadini.

Adesso tutta la stampa nazionale ed internazionale se ne viene ad esaminare il fenomeno CINQUE STELLE con uno sguardo diverso da quello della mera ANTIPOLITICA. Provate a leggere Repubblica.it o Corriere.it: all'improvviso è sparita ogni forma di etichetta...i tempi cambiano...per tutti...