Si va per attaccare la
strategia mediatica di Beppe Grillo e Gianroberto Casaleggio e alla fine, come un boomerang, gli si fa un bel favore. Accade in Italia, dove ormai la stampa è sempre più ossessionata dal Movimento Cinque Stelle (che ha sostituito l'onnipresenza su quotidiani e tv di Silvio Berlusconi).
Ma se si vuol mettere in difficoltà Grillo, non si potrebbe inventare qualcosa di più giornalistico, anzicchè non-notizie?
Ci ha provato prima Milena Gabanelli con il dossier sui guadagni del blog. Comunicato dello staff di Grillo in replica al dossier di Report: «Nel 2012 i costi erano diventati insostenibili e
fu inserita per questo, verso metà anno, la pubblicità, ma non per
tutte le categorie, per evitare di chiuderlo. Nel 2011 CA», sigla che
viene usata per indicare la Casaleggio Associati, «ha chiuso in passivo
di 57.800 euro con un fatturato di circa 1.400.000 euro.
Le perdite del
blog sono state sempre coperte da CA. I bilanci di CA depositati alla
Camera di Commercio di Milano sono peraltro disponibili a qualunque
giornalista interessato ai suoi mirabolanti guadagni».
RISULTATO: Gabanelli si è quasi scusata
. (http://www.repubblica.it/politica/2013/05/21/news/milena_gabanelli_intervista-59266016/)
Da l'Unità: «All'epoca del web 2.0, sottolinea il quotidiano, si farebbe un errore a
considerare la strategia mediatica di Grillo limitata solo a Internet.
Si deve, piuttosto, parlare di una "fabbrica del consenso" che ha
l'appoggio fondamentale anche di stampa e tv. Non tutte, naturalmente,
ma di due braccia armate e potentissime: da un lato
Michele Santoro e il suo
Servizio Pubblico, dall'altra il
Fatto Quotidiano e
Marco Travaglio in prima fila».
RISULTATO: se è una critica...è fatta malissimo, piuttosto ne esce fuori l'immagine di uno stratega della comunicazione che ha condotto un'abile operazione mediatica per conquistare consenso. Complimenti.
@GeDeGue