Mercoledì 2 ottobre, centro storico di Roma, ore 11. Palazzo Madama: decine di giornalisti e senatori eccitati entrano ed escono dal portone di ingresso. Decine di auto blu lucide sono parcheggiate in doppia fila su Corso Rinascimento (la strada che si affaccia sul palazzo). All'interno di Madama ci sono i Letta e i Berlusconi, i falchi e le colombe, i renziani e gli anti renziani, i grillini e gli autonomisti che si snervano per far cadere o meno il governo. Giocano con i pallottolieri, si riuniscono nelle segrete stanze, architettano strategie su strategie per fregarsi tra loro.
Mercoledì 2 ottobre, centro storico di Roma, ore 11. Piazza Montecitorio: decine di persone che urlano e protestano. Decine di bandiere dei sindacati di categoria. Sono i precari degli enti di ricerca. Istat, Enea, Cnr, Università, Ingv, ecc... Gente che nella loro vita forse non vedrà mai una stabilizzazione dei contratti. C'è chi l'attende finanche da 10-12 anni. Qui a piazza Montecitorio si ascoltano storie assurde. La spending review di Monti del 2012 è stata la mazzata finale. Si sono voluti colpire gli sprechi in questi enti e alla fine a pagarne le conseguenze sono stati i lavoratori. «Ci sono meno fondi, ora è più complicata la stabilizzazione», questo è il ritornello che ripetono i capi, funzionari da stipendi lordi che mediamente si aggirano sui 40-50mila euro annui.
Il clima in questa piazza, la piazza reale, è teso. I precari sono sul piede di guerra e si va verso lo sciopero del comparto come primo atto di protesta. Ma di quello che accadeva a Montecitorio poco fregava. Non si è vista ombra di parlamentare, neppure per facciata, che si avvicinasse ai precari della ricerca. Forse erano tutti concentrati a vedere cosa accadeva nel palazzo surreale. E non c'erano neppure i colleghi giornalisti, avvolti anche loro dal fascino di Palazzo Madama...
@gedegue
Diario Antipolitico
Una nuova visione dell'antipolitica tra Democrazia Digitale e condivisione di contenuti in Rete
giovedì 3 ottobre 2013
La piazza reale (Montecitorio) e il palazzo surreale (Madama)
martedì 1 ottobre 2013
Nunzia De Girolamo (Pdl) e Francesco Boccia (Pd), una coppia tutt'altro che strana
Riparte la caccia alle situazioni più antipolitiche che si registrano nella nostra italietta. Una di questa è rappresentata dalla coppia Nunzia De Girolamo, ministro dimissionario, e Francesco Boccia, braccio destro di Enrico Letta. Quando penso a loro, a me vien da ridere. Ma non rido di loro, rido per come vengono trattati da certa stampa. La Rai spesso li intervista manco fossero oracoli di Delfi forti di un pensiero lungo e autorevole nei rispettivi partiti.
E qui che il mio sorriso inizia a dilatarsi. Ma chi, uomo o donna di buona volontà, può mai prendere sul serio le loro dichiarazioni? Suvvia, sono marito e moglie. Vivono insieme, mangiano insieme, dormono insieme. Vuoi che non concordino il da farsi? La loro è una carriera politica parallela. Amano frequentare i salotti buoni come quello di "Vedrò", l'associazione di Letta, amano far passare il messaggio che sono persone equilibrate e sensibili, moderate e attente al paese. Politichese allo stato puro. Roba passata, trita e ritrita.
Personalmente, però, li giustifico. Sono stati ammessi in ottime posizioni nei listini da Pd e Pdl. Sono stati eletti dagli italiani e giustamente hanno conquistato il seggio parlamentare. Ricoprono incarichi importanti anche a livello istituzionale. Dunque, chapeau Nunzia, chapeau Francesco. L'intelletto e la scaltrezza di certo non vi mancano.
Ps: Ora, al termine di questa breve riflessione, secondo voi De Girolamo è in dissenso con la linea del Cav e quindi non vuol far cadere Letta: a) per senso di responsabilità nei confronti del Paese; b) perchè è la moglie di Boccia? A VOI L'ARDUA SENTENZA...
@gedegue
E qui che il mio sorriso inizia a dilatarsi. Ma chi, uomo o donna di buona volontà, può mai prendere sul serio le loro dichiarazioni? Suvvia, sono marito e moglie. Vivono insieme, mangiano insieme, dormono insieme. Vuoi che non concordino il da farsi? La loro è una carriera politica parallela. Amano frequentare i salotti buoni come quello di "Vedrò", l'associazione di Letta, amano far passare il messaggio che sono persone equilibrate e sensibili, moderate e attente al paese. Politichese allo stato puro. Roba passata, trita e ritrita.
Personalmente, però, li giustifico. Sono stati ammessi in ottime posizioni nei listini da Pd e Pdl. Sono stati eletti dagli italiani e giustamente hanno conquistato il seggio parlamentare. Ricoprono incarichi importanti anche a livello istituzionale. Dunque, chapeau Nunzia, chapeau Francesco. L'intelletto e la scaltrezza di certo non vi mancano.
Ps: Ora, al termine di questa breve riflessione, secondo voi De Girolamo è in dissenso con la linea del Cav e quindi non vuol far cadere Letta: a) per senso di responsabilità nei confronti del Paese; b) perchè è la moglie di Boccia? A VOI L'ARDUA SENTENZA...
@gedegue
lunedì 1 luglio 2013
Il "dream team" che ha suicidato il Partito Democratico
La guerra intestina in atto nel Partito Democratico è il simbolo del vuoto ideale che sta caratterizzando la fase discendente della politica italiana. Da partito di belle speranze e di alternativa al berlusconismo, il Pd si va sfarinando di giorno in giorno tra giochi di potere ed equilibri faticosi tra le innumerevoli correnti. Gli artefici di questo vero e proprio "disastro antipolitico" hanno nomi e cognomi ben precisi nel ritratto che fa di loro Alessandro Gilioli, caporedattore de L'Espresso, nel suo ultimo libro dal titolo "Chi ha suicidato il Pd".
I 10 componenti del "dream team" della catastrofe sono Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Massimo D'Alema, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Enrico Letta, Luigi Lusi, Franco Marini e Walter Veltroni. Gente che, nell'arco della loro carriera politica, ha collezionato nei palazzi ben 56 incarichi, sommando quelli istituzionali a quelli partitici, tutti riportati in calce ad ogni ritratto-capitolo del libro.
Un'analisi lucida, scientifica e molto severa che evidenzia errori banali e finanche stupidi, paradossi clamorosi ed evidenti, cattiverie pubbliche e temperamenti poco inclini alla convivenza con i propri elettori. Ma sopratutto il prevalere di personalismi rispetto all'interesse del partito, del Paese e della Cosa Pubblica.
Gilioli racconta i retroscena dell'innumerevole serie di "pastrocchi" combinati da Bersani, dinanzi ai quali non si sa se ridere o piangere; svela le origini del nervosismo crescente della Bindi fino alle dimissioni dalla presidenza del partito; smonta la presunta "intellighenzia" politica di D'Alema originata dalla sua abile propensione all'inciucio ("manovre di corridoio ben riuscite").
Fanno riflettere, prima che sorridere, le perifrasi con cui il giornalista definisce Letta: "Un democristiano nel midollo ma con abiti nuovi e giovanili"; uno che si presenta "come un papa Francesco", ma si sa muovere "come un vescovo Marcinkus". Nel capitolo finale dedicato a Veltroni, infine, fuoriesce il senso di cosa sia il Pd : "Bisognerebbe rileggerlo oggi il discorso del Lingotto - scrive Gilioli - perchè al netto della retorica si vede facilmente quanto l'idea di mescolare l'acqua calda con l'acqua fredda, produca, appunto, soltanto acqua tiepida".
I 10 componenti del "dream team" della catastrofe sono Pierluigi Bersani, Rosy Bindi, Massimo D'Alema, Anna Finocchiaro, Beppe Fioroni, Dario Franceschini, Enrico Letta, Luigi Lusi, Franco Marini e Walter Veltroni. Gente che, nell'arco della loro carriera politica, ha collezionato nei palazzi ben 56 incarichi, sommando quelli istituzionali a quelli partitici, tutti riportati in calce ad ogni ritratto-capitolo del libro.
Un'analisi lucida, scientifica e molto severa che evidenzia errori banali e finanche stupidi, paradossi clamorosi ed evidenti, cattiverie pubbliche e temperamenti poco inclini alla convivenza con i propri elettori. Ma sopratutto il prevalere di personalismi rispetto all'interesse del partito, del Paese e della Cosa Pubblica.
Gilioli racconta i retroscena dell'innumerevole serie di "pastrocchi" combinati da Bersani, dinanzi ai quali non si sa se ridere o piangere; svela le origini del nervosismo crescente della Bindi fino alle dimissioni dalla presidenza del partito; smonta la presunta "intellighenzia" politica di D'Alema originata dalla sua abile propensione all'inciucio ("manovre di corridoio ben riuscite").
Fanno riflettere, prima che sorridere, le perifrasi con cui il giornalista definisce Letta: "Un democristiano nel midollo ma con abiti nuovi e giovanili"; uno che si presenta "come un papa Francesco", ma si sa muovere "come un vescovo Marcinkus". Nel capitolo finale dedicato a Veltroni, infine, fuoriesce il senso di cosa sia il Pd : "Bisognerebbe rileggerlo oggi il discorso del Lingotto - scrive Gilioli - perchè al netto della retorica si vede facilmente quanto l'idea di mescolare l'acqua calda con l'acqua fredda, produca, appunto, soltanto acqua tiepida".
mercoledì 26 giugno 2013
Cosa hanno in comune Berlusconi, Zaccagnini e Josefa Idem
C'è una cosa che accomuna Silvio Berlusconi, ex presidente del Consiglio e leader del Pdl, Adriano Zaccagnini, giovane parlamentare ex Movimento Cinque Stelle, e Josefa Idem, area Pd, ministro dimissionario: è il concetto di antipolitica, intesa come comportamento che NON si muove nell'interesse della cosa pubblica e quindi dei cittadini.
Berlusconi è stato duramente condannato dalla Procura di Milano. Non entro nel merito del provvedimento, ma al di là dell'accanimento o meno dei giudici, aveva il dovere morale di dimettersi da ogni incarico di tipo istituzionale, considerata la gravità del verdetto a suo carico. Magari la Corte d'Appello o la Cassazione lo ribalteranno, ma intanto il Cav avrebbe dovuto compiere un gesto di alto profilo politico che sarebbe stato apprezzato da gran parte dell'opinione pubblica. Invece la sensazione che si ha è che Berlusconi non si smuoverà dai suoi incarichi neppure sotto tortura. Non è questa una forma di antipolitica?
Zaccagnini si è aggiunto alla lista dei parlamentari dimissionari di M5S, spiegando che l'aria nel Movimento è pesantissima. Se la denuncia di Zaccagnini fosse vera, sarebbe di una gravità inaudita. Non sarebbe questa una grave forma di antipolitica?
Se però Zaccagnini dice una cosa non vera e la accentua per ripicca personale, perchè magari non ha incassato l'incarico che sperava, allora sarebbe un atto addirittura peggiore del presunto partito-dittatura che denuncia. E sopratutto sarebbe un altrettanto grave forma di antipolitica.
Infine la Idem. Grande campionessa sportiva, esaltante e stoica canoista, si getta in politica, area Partito Democratico. e si impantana con la storia dell'Imu non pagata/pagata. In conferenza stampa si mostra arrogante e piena di sè, poi è costretta all'inevitabile marcia indietro chiesta dal premier Enrico Letta. Potremmo dire che Josefa ha rimediato in zona Cesarini... ma per diverse ore è stata un pessimo esempio di personaggio politico attaccato alla poltrona. Non è questa un'altra forma di antipolitica?
NB: Questi sono tutti episodi sintomatici dell'astensionismo record. La gente non è stupida, anzi...
Berlusconi è stato duramente condannato dalla Procura di Milano. Non entro nel merito del provvedimento, ma al di là dell'accanimento o meno dei giudici, aveva il dovere morale di dimettersi da ogni incarico di tipo istituzionale, considerata la gravità del verdetto a suo carico. Magari la Corte d'Appello o la Cassazione lo ribalteranno, ma intanto il Cav avrebbe dovuto compiere un gesto di alto profilo politico che sarebbe stato apprezzato da gran parte dell'opinione pubblica. Invece la sensazione che si ha è che Berlusconi non si smuoverà dai suoi incarichi neppure sotto tortura. Non è questa una forma di antipolitica?
Zaccagnini si è aggiunto alla lista dei parlamentari dimissionari di M5S, spiegando che l'aria nel Movimento è pesantissima. Se la denuncia di Zaccagnini fosse vera, sarebbe di una gravità inaudita. Non sarebbe questa una grave forma di antipolitica?
Se però Zaccagnini dice una cosa non vera e la accentua per ripicca personale, perchè magari non ha incassato l'incarico che sperava, allora sarebbe un atto addirittura peggiore del presunto partito-dittatura che denuncia. E sopratutto sarebbe un altrettanto grave forma di antipolitica.
Infine la Idem. Grande campionessa sportiva, esaltante e stoica canoista, si getta in politica, area Partito Democratico. e si impantana con la storia dell'Imu non pagata/pagata. In conferenza stampa si mostra arrogante e piena di sè, poi è costretta all'inevitabile marcia indietro chiesta dal premier Enrico Letta. Potremmo dire che Josefa ha rimediato in zona Cesarini... ma per diverse ore è stata un pessimo esempio di personaggio politico attaccato alla poltrona. Non è questa un'altra forma di antipolitica?
NB: Questi sono tutti episodi sintomatici dell'astensionismo record. La gente non è stupida, anzi...
sabato 15 giugno 2013
I 10 peggiori errori del Movimento Cinque Stelle da febbraio ad oggi
I 10 peggiori errori che stanno trasformando il Movimento Cinque Stelle da novità della politica italiana a fenomeno dell'antipolitica da Prima Repubblica.
1° - La guerra tra i parlamentari. Il caso Adele Gambaro è la punta dell'iceberg. Ci sono troppi galli nel pollaio
2° - La scarsa presenza televisiva: l'opinione pubblica si forma un'idea essenzialmente attraverso Rai e Mediaset
@gedegue
1° - La guerra tra i parlamentari. Il caso Adele Gambaro è la punta dell'iceberg. Ci sono troppi galli nel pollaio
2° - La scarsa presenza televisiva: l'opinione pubblica si forma un'idea essenzialmente attraverso Rai e Mediaset
3° - Lo scontro troppo duro con la stampa: un errore piuttosto banale. I giornalisti sono permalosissimi
4° - I capigruppo dei primi tre mesi: Vito Crimi e Roberta Lombardi si sono segnalati per gaffes anche volgari
5° - Le isterie di Beppe Grillo contro chi non rispetta la sua linea politico-istituzionale
6° - Il mancato accordo con il Pd per governare e adottare scelte radicali per cambiare il Paese
10° - Sulla diaria trattative ad oltranza. La questione andava risolta in mezza giornata.5° - Le isterie di Beppe Grillo contro chi non rispetta la sua linea politico-istituzionale
6° - Il mancato accordo con il Pd per governare e adottare scelte radicali per cambiare il Paese
7° - Le primarie online mal pubblicizzate: pochi i votanti sopratutto delle Quirinarie
8° - Lo scontro con Milena Gabanelli: toni esasperati sul web, mentre bastava smentirla in maniera elegante
9° - I finti follower o seguaci che innalzano gli account di Beppe Grillo a numeri stellari non reali
@gedegue
mercoledì 12 giugno 2013
Finita la scuola, finite le elezioni, è tempo di voti
In queste ultime settimane sta trionfando il groviglio di antipolitica. Nei partiti e fuori da essi aumentano le meschinità e i giochi di potere mentre l'Italia va a rotoli e il Governo Letta viaggia a 20 km/h.
Pd: voto 5,5. Dopo la debaclè delle politiche si riscatta alle amministrative dove vince perchè va poca gente a votare e tradizionalmente i militanti di sinistra costituiscono lo zoccolo duro di ogni competizione elettorale. Ma dentro il partito è guerra senza fine tra correnti. Le correnti sono l'emblema dell'antipolitica, perchè in un partito come il Pd non si potrà mai ragionare nell'interesse del Paese: regnano i personalismi. Punto.
Silvio Berlusconi: voto 5. Il Pdl è lui, lui è il Pdl. L'equazione non torna: quando Berlusconi avrà 90 anni, cosa sarà del Pdl? Il partito alle amministrative si è liquefatto. E non si capisce che fine abbia fatto il suo segretario vicepremier. E' questo il modo di guidare un partito che dal Cav viene indicato come unica ancora di salvezza per l'Italia? Questa è un modo di far politica o antipolitica?
Beppe Grillo: voto 5. Ultimamente è isterico. Comprensibile che si arrabbi con i "galli" del Movimento Cinque Stelle che non sarebbero mai esistiti senza la sua spinta elettorale. Ma a volte esagera. Ha bisogno di una camomilla e di capire cosa non funziona nel Movimento.
Movimento Cinque Stelle: voto 4,5. Se si continua di questo passo sarà davvero etichettato come la peggiore forma di antipolitica. La discussione dialettica interna è diventata guerra intestina. Chi si trasferisce nel gruppo misto, chi si scaglia pubblicamente contro Grillo, chi mugugna dietro le quinte per spaccare e farsi la corrente di fedelissimi. Tutta roba da partiti di Prima Repubblica. Per favore, si cambi testa, altrimenti si perderanno fans anche tra i fedelissimi dei meet up.
Il Centro: np. Non pervenuto. E Monti dove è finito? Boh. Chi li capisce...
QUESTE PAGELLE UN PO' SPIEGANO PERCHE' META' PAESE NON E' ANDATO A VOTARE PER I SINDACI. O NO?
Pd: voto 5,5. Dopo la debaclè delle politiche si riscatta alle amministrative dove vince perchè va poca gente a votare e tradizionalmente i militanti di sinistra costituiscono lo zoccolo duro di ogni competizione elettorale. Ma dentro il partito è guerra senza fine tra correnti. Le correnti sono l'emblema dell'antipolitica, perchè in un partito come il Pd non si potrà mai ragionare nell'interesse del Paese: regnano i personalismi. Punto.
Silvio Berlusconi: voto 5. Il Pdl è lui, lui è il Pdl. L'equazione non torna: quando Berlusconi avrà 90 anni, cosa sarà del Pdl? Il partito alle amministrative si è liquefatto. E non si capisce che fine abbia fatto il suo segretario vicepremier. E' questo il modo di guidare un partito che dal Cav viene indicato come unica ancora di salvezza per l'Italia? Questa è un modo di far politica o antipolitica?
Beppe Grillo: voto 5. Ultimamente è isterico. Comprensibile che si arrabbi con i "galli" del Movimento Cinque Stelle che non sarebbero mai esistiti senza la sua spinta elettorale. Ma a volte esagera. Ha bisogno di una camomilla e di capire cosa non funziona nel Movimento.
Movimento Cinque Stelle: voto 4,5. Se si continua di questo passo sarà davvero etichettato come la peggiore forma di antipolitica. La discussione dialettica interna è diventata guerra intestina. Chi si trasferisce nel gruppo misto, chi si scaglia pubblicamente contro Grillo, chi mugugna dietro le quinte per spaccare e farsi la corrente di fedelissimi. Tutta roba da partiti di Prima Repubblica. Per favore, si cambi testa, altrimenti si perderanno fans anche tra i fedelissimi dei meet up.
Il Centro: np. Non pervenuto. E Monti dove è finito? Boh. Chi li capisce...
QUESTE PAGELLE UN PO' SPIEGANO PERCHE' META' PAESE NON E' ANDATO A VOTARE PER I SINDACI. O NO?
giovedì 30 maggio 2013
Rodotà ha in parte ragione. Un partito sul web vale al massimo il 7-10%
L'hanno fatta entrambi troppo drastica. Sul Corriere della Sera Stefano Rodotà ha usato toni a tratti eccessivi nei confronti della performance del Movimento Cinque Stelle alle scorse amministrative. L'intervista trasmetteva al lettore messaggi velenosi più che realistici. Su una cosa, però, concordo in pieno con Rodotà: un partito non può "campare di web". La base grillina nata con i meet-up e cresciuta su blog, forum e social network si è dilatata nel corso del tempo. Se nel 2009 valeva 1-2%, nel 2012 valeva il 3-5%, ora il 5-7%. E' lo zoccolo duro del movimento. Potrà ancora crescere, certo. Ma quanto? Non più di qualche altro punto percentuale.
Il resto sono elettori volatili. Sono quelli che hanno fatto alzare l'asticella al 25% alle ultime politiche. Sono quel blocco che ha spinto Pizzarotti al ballottaggio. Gente che vota Grillo per ripicca nei confronti del Sistema Italia Malato.
Oggi sono con Grillo, domani, se non gli sta più a genio, magari tornano con Berlusconi, volano nel Pd o non vanno più a votare.
Il Movimento Cinque Stelle non può pensare di decollare secondo gli umori di questo blocco di italiani scocciati, indecisi e sopratutto volatili. In questo modo si autocondannerebbe a fare a vita l'opposizione (come spiegò Marco Travaglio in una sua riflessione qualche mese fa).
Ah dimenticavo. Ho spiegato perchè Rodotà, a mio avviso, ha esagerato. Aggiungo ora che Grillo sarò rimasto pure parecchio amareggiato dall'intervista ma "ottaugenario miracolato"...beh...mi sembra piuttosto eccessivo e ingeneroso.
@GeDeGue
Il resto sono elettori volatili. Sono quelli che hanno fatto alzare l'asticella al 25% alle ultime politiche. Sono quel blocco che ha spinto Pizzarotti al ballottaggio. Gente che vota Grillo per ripicca nei confronti del Sistema Italia Malato.
Oggi sono con Grillo, domani, se non gli sta più a genio, magari tornano con Berlusconi, volano nel Pd o non vanno più a votare.
Il Movimento Cinque Stelle non può pensare di decollare secondo gli umori di questo blocco di italiani scocciati, indecisi e sopratutto volatili. In questo modo si autocondannerebbe a fare a vita l'opposizione (come spiegò Marco Travaglio in una sua riflessione qualche mese fa).
Ah dimenticavo. Ho spiegato perchè Rodotà, a mio avviso, ha esagerato. Aggiungo ora che Grillo sarò rimasto pure parecchio amareggiato dall'intervista ma "ottaugenario miracolato"...beh...mi sembra piuttosto eccessivo e ingeneroso.
@GeDeGue
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